Le bugie hanno le gambe corte… O No?

Le bugie hanno le gambe corte… O No?

La bugia è una caratteristica talmente centrale nella vita di tutti noi che comprenderla meglio significa comprendere meglio tutti i rapporti umani.

E noi, quanto vorremmo saper dire bugie senza farci scoprire, o quanto vorremmo capire se il nostro partner ha davvero fatto tardi in ufficio, o se i nostri figli davvero sono andati al cinema o no…

Quello che si può rilevare quando qualcuno ci mente, bluffa, nasconde, non è la menzogna in sé, né il perché qualcuno ci stia mentendo, quanto le emozioni che sottostanno all’atto stesso del mentire, le emozioni cioè che chi ci sta di fronte cerca di camuffare e/o di nascondere.

Le emozioni più legate alla menzogna sono essenzialmente tre: il senso di colpa verso la vittima, la paura di essere scoperto – e questo dipende dalla personalità del mentitore, dal fatto se ritiene o meno la vittima un abile smascheratore, da quanto è importante la posta in gioco – e il piacere della beffa, cioè quanto “godo” ad ingannare gli altri.

Più il nostro mentitore cerca di nascondere queste emozioni, più queste “sfuggono” da movimenti, espressioni del viso, contrazioni di muscoli che mai avremmo immaginato di dover tenere sotto controllo.

È come un’energia che si cerca di contenere: non si può contenere a lungo, da qualche parte scappa!!! Infatti Pinocchio non raccontava le bugie che diceva, era il suo naso che parlava per lui! Se alle parole di un mentitore (fatta eccezione per i lapsus di cui Freud parla approfonditamente), non si deve credere, si possono però ritenere “indizi di falso” segnali che riguardano pause, velocità, tono di voce, colpetti di tosse senza avere la faringe infiammata… micromovimenti appena percettibili come un lapsus gestuale, microespressioni velocissime, mimica facciale inadeguata alla situazione, gesti non soliti del comportamento abituale di chi cerca di nasconderci qualcosa.

Occorre sempre osservare con attenzione tutti gli elementi della comunicazione, atteggiamento, mimica, gestualità, distanza, tono, comunicazione verbale.

Attenzione però: a volere essere un implacabile giustiziere di bugiardi e simulatori, si può correre il rischio di prendere un sopracciglio tremante di un esserino ansioso per un certo indizio di bugia; o ancora, essere tutti tesi ad individuare segnali rivelatori, può far perdere di vista quelle che sono le differenze individuali.

Cioè: se è vero che il grattarsi, o toccarsi il mento e/o il naso, o avere un improvviso e solitario colpetto di tosse, o parlare in modo troppo spedito, o troppo lentamente, può rivelarci che chi si trova di fronte a noi ci sta mentendo, non dobbiamo escludere a priori che si tratti di una persona timida, che stia cercando le parole per esprimersi meglio, o che, più semplicemente, gli pruda il naso: non basta un singolo indizio, è necessario trovare altre conferme, inserire quello che ci dice in un quadro più ampio.

E, se si impara ad osservare davvero con attenzione, ce ne sono sempre. Quindi, al di là di quanto il nostro scopo riguardo le bugie sia quello di dirle meglio o di smascherarle con successo, se impariamo ad osservare ed osservarci, il nostro corpo può parlare di noi, per noi, con noi.

E’ difficile credere che un uomo dica la verità quando sai bene che al suo posto tu mentiresti.

H. L. Mencken